Il fabbricato ex-novo si inserisce lungo la SS 326, una strada ad alto scorrimento, ai limiti del centro abitato.
L’edificio a destinazione mista, residenziale – artigianale, è un’architettura contemporanea che pur confrontandosi con il contesto, si connota fortemente con un linguaggio proprio. Il paesaggio costruito circostante è costituito da edifici di natura diversa, della residenza storica, all’annesso rurale, all’edificio promiscuo residenziale – artigianale degli anni 70 – 80 del secolo scorso. La volontà è quella di realizzare un edificio semplice che potesse sfruttare al massimo la cubatura concessa. Il risultato è proprio l’interazione tra queste due esigenze; da un lato l’inserimento nel contesto paesaggistico e dall’altro la massima resa volumetrica. La prima esigenza trova riferimenti negli edifici per l’essiccazione del tabacco, di cui c’è un esempio ben conservato a poca distanza, queste architetture essenziali, realizzate al solo scopo funzionale offrono una purezza formale mai scontata e una sincerità costruttiva ben espressa anche nel rapporto tra pieni e vuoti. La seconda esigenza si risolve tecnicamente utilizzando tutto il volume disponibile entro i limiti e le norme imposte dal regolamento urbanistico.
Ne consegue un volume stereometrico distorto, strecciato, tagliato e forato. Il caos apparente è in realtà frutto di un’attendo elenco di esigenze, tradotto in scelte di natura tecnica – architettonica che rispondono puntualmente, in modo asciutto ed efficacie, alle richieste/esigenze della commitenza.
Al piano terra si trovano gli spazi artigianali e nell’interrato i servizi, mentre il piano primo accoglie 3 appartamenti serviti dal percorso che compositivamente taglia l’edificio connotandolo fortemente, e offrendo l’unico punto di affaccio sul compatto fronte nord, verso la strada. L’affaccio è un richiamo, una proiezione dello sbilanciamento che avviane sul fronte sud, dove l’edificio trova una sua razionalità offrendosi con aperture generose verso la campagna circostante.